Vorrei chiarire. Perchè essere fraintesi è facile e non essere capiti per nulla è ancora più facile.
Nella mia pittura il significato che attribuisco alle cupole è quello di simboleggiare il Sacro-Oltre, semplicemente perchè tale simbolo appartiene praticamente a tutte le culture terrestri.
Detto questo, il passo ulteriore è quello di rispondere alla domanda: quale ‘è il motivo di tale insistenza sulla tematica del Sacro, ed ancora, in quale accezione questo termine viene insistentemente richiamato.
Sacro, ovvero Oltre è, nella mia intenzione interpretativa, quel territorio dell’esperienza umana che coinvolge l’ineludibile mistero di ciò che esiste, ovvero “è”. La discriminante poggia tra “l’essere”, appunto, ed il “nulla”. L’uomo ha la percezione di un universo di cui cerca di scoprire le leggi e l’origine fisica attraverso la scienza. Ma l’origine metafisica, cioè “da dove è nato” l’esistente non fa parte delle domande che la scienza si pone, nè che si potrebbe porre. Nondimeno questa domanda “è” la domanda che fa dell’uomo esattamente ciò che egli rappresenta nella scala evolutiva universale.

A partire dal bosone, passando dall’atomo, all’ameba, al granchio, alla balena, ai primati, la percezione del mondo non esiste se non in quanto esigenza di nutrirsi e di riprodursi. Molti animali hanno più o meno accentuate esperienze emozionali. Nessuno, tranne l’uomo, ha nozione del tempo e della propria morte futura. Nesssuno ha la percezione della storia, intesa come ricostruzione di eventi posizionati tra un passato deducibile ed un futuro ipotizzabile. Solo l’uomo dunque ha la consapevolezza di un mondo che esiste, ma che se non esistesse dovrebbe avere come contrappunto il “nulla”. Di fatto, il nulla non sembra neppure un pensiero pensabile per la struttura conoscitiva umana, e tuttavia è la base della domanda: da dove viene l’esistente?
Quando io rappresento la cupola e tramite essa mi riferisco al Sacro, che d’ora in poi chiamerò semplicemente Oltre, per non ingenerare commistioni interpretative improprie,, intendo esattamente evocare il mistero inesorabile e grandioso che costituisce il confronto tra l’esistente ed il nulla.
L’uomo, unico nell’evoluzione dalla materia sub atomica alla vita, si trova a confrontarsi con questo mistero, a testimoniare una consapevolezza, uno sgomento, il dolore di una conoscenza limitata, ma al contempo l’intuizione di una forza illimitata che lo trascende.

Si potrebbe, audacemente, affermare che “Dio” si sta riconoscendo attraverso l’uomo, in un enorme percorso temporale, e che all’uomo per ora si ferma la conoscenza possibile che l’universo ha di sè. Ma l’uomo, allora, non può eludere l’esperienza del mistero dell’esistere, se non banalizzando la propria presenza nel mondo al livello di qualsiasi altra forma di vita animale.
Il mio richiamo, così determinato, all’Oltre ed al mistero, vuole precisamente evocare, per contrapposizione, la vacuità del puramente tecnologico, la contraddittorietà di un culto del razionale forsennatamente laicizzante, che imbestialisce l’uomo anzichè evidenziarne la drammatica consapevolezza del proprio limite di fronte all’inconoscibile.
Ogni ritualità religiosa necessità di simboli più o meno calati nell’universo immaginifico di un determinato stadio di evoluzione psichica. La mia tematica non deriva da questo nè intende in alcun modo alludervi: essa è la traduzione della più essenziale tra le caratteristiche umane: quella di confrontarsi con il limite del comprensibile, con la sua angoscia, con la sua grandiosità incommensurabile.

La mia ipotesi, che potrei definire filosofica, è che ciò che costituisce l’universo (o forse infiniti universi) che possiamo per convenzione definire Dio, è all’inizio semplicemente rappresentato da materia ed energia (il mondo atomico e le sue leggi). L’espansione spaziotemporale di questa fase dell’Universo-Dio, arriva in qualche luogo e in qualche tempo a formare la vita, da forme elementari a forme sempre più “intelligenti” di sè e di ciò che sta intorno a sé. Ipotizzo che nel momento terrestre attuale, il Dio-Universo stia coscentizzandosi, attraverso l’uomo, della sua stessa esistenza, della propria struttura. L’evoluzione della conoscenza futura, i suoi limiti o la sua grandiosità inconcepibile rappresentano l’eterno Oltre cui l’uomo tende e al quale le mie cupole alludono.

Io credo, per terminare, che nel mondo dell’arte, ma più in generale nel mondo della cultura, la presenza di questa testimonianza dell’Oltre,di questo mistero che trascende l’uomo ma lo investe anche del peso-meraviglia della conoscenza, visiva e di pensiero, potrebbe meritare un’importante focalizzazione di attenzione.

Roberto Perotti

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