Avvicinarsi alla più recente produzione di Roberto Perotti pone immediatamente chi guarda in una situazione spaziale che sfalsa ogni punto di vista tradizionale, per collocare l’occhio in uno spazio quasi liquido, dove i riferimenti oggettuali trasformano gli oggetti stessi, creando nuove identità che appartengono sempre di più all’immaginario.

E allora la sapiente monotonia, la sequenza silenziosa delle cupole, trasforma tutto in una luce quieta ed apre alla più diverse intenzioni narrative.
Tutto viene ridotto all’essenza della singola forma; le cupole si muovono come lune in movimento in cieli sognati e poi, in un giuoco di equilibri, ricondotta ad una realtà paesaggistica dove le più corpose spatolate diventano materia costruita, “reale”.
Siamo quindi di fronte a due ottiche complementari che si muovono all’interno di una visionarietà prolungata e cosciente della realtà quotidiana.

In Perotti convivono, da un lato, un sentimento lirico che tende ad incantare con abbandoni cromatici e, dall’altro, uan certa voglia di analisi quasi cruda del vero. Ne nasce quindi un prodotto che, alla fine, si giova del contrasto apparente tra il voler liberare il sogno e la fermezza del voler imprigionare una certa realtà.

Questi recenti dipinti appaiono quasi come un’opera unica all’interno della quale l’artista si prodiga, senza sfasature, alla ricerca di rinnovate emozioni. Tocca a chi osserva ricevere, farsi toccare, dalle emozioni che Roberto delicatamente suggerisce consentendo a chi guarda di leggere il tutto secondo la propria sensibilità. E nello stesso tempo cogliere differenze, scatti espressivi, fermezze e abbandoni.
C’è in Roberto quasi un’ansia che tende a guardare oltre; ansia delicata ma ferma e determinata, nella convinzione più autentica che è alla fine il positivo nutrimento per fare pittura.

Raimondo Sirotti, Presidente Accademia Ligustica di Genova
settembre 2012

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