Guardando le prime opere di Perotti, subito ci si rende conto della sua formazione culturale. L’esperienza acquisita tramite l’analisi del mondo filosofico e i meandri della psiche ha sicuramente influito al suo avvicinarsi alla pittura usata come mezzo sia di ricerca che di espressione.La pennellata sicura è subito imbrigliata in costruzioni, scansie, sovrastrutture, rilievi derivanti appunto da questa formazione, attraverso una lunga ricerca sul segno e passando tra scontri di colore e di grafismo espressivo: l’anima dell’artista ha vinto. Nel ciclo dei “Segni” è già l’inconscio che lavora, che crea, che dipinge. Le “Vegetazioni” e le “Sinfonie” sono tele in cui più che il pensiero del pittore è il suo inconsapevole che prevale e che si descrive in loro. Sono dipinti che lo critica sicuramente tende ad incasellare come informali, ma che oltre ad avere una gestualità cara ad una “action painting” nostrana, quella dei Tancredi e dei Vedova, ha in sé una gioia del dipingere, del colore e del raccontarsi più vicina alle opere d’oltreoceano. Opere di grande respiro e di rara sicurezza nelle quali il dialogo tra colore ed inconscio porta ad un racconto – raccontarsi in cui l’automatismo inferiore esce vincente e prorompe attraverso sicuri toni di squillanti colori, disegni decisi e graffianti. Ricordiamo di questo periodo appunto le opere: “Equilibrio forte”, “Essenza”, “II gesto” e “Amazzonia feroce”, tra le più significative del momento.
Parallelamente l’attività poetico e di studioso intorno ai temi della filosofia, apporta non ripensamenti al suo dipingere ma una ponderazione al tema, che sfocia nella serie delle pitture dei “Grandi Alberi”. Cos’è la vita? L’esperienza del vissuto, del futuro che si deve – dovrà affrontare, è espressa nella sicurezza della pratica che è tesoro e che ci apporta il dialogo, il farsi proteggere dalla Natura. E il grande albero che ci trasmette la sicurezza.La figura totemica della grande madre, raffigurazione degli sciamani yomomani (Jndios amazzonici) è traslata da Perotti nel grande tronco dell’Albero.
Tronco che spesso nelle sue opere è Rosso-ardore, rosso-fuoco, rosso-sangue, rosso-linfa. E, e può essere tutto questo, la trasposizione della vita intesa in ogni sua sfaccettatura: è la casa, la sicurezza sotto la quale l’uomo, ogni uomo, anela poter vivere. E l’Abitazione che sta per l’individuo – come spiegano non solo molti sistemi esoterici quali la Kabbalah, il Tantrismo ed altri – ma anche la letteratura sia freudiano sia junghiana.Per Perotti questo suo simbolo individualmente inferiore che è l’albero rappresentalo differentemente con forza, violenza, dolcezza è la trasposizione del quotidiano al raccontarsi, al raccontarci. Dai suoi continui viaggi, tra tante, lontane o vicine e differenti culture, attraverso opposte vegetazioni e fra disuguali presenze architettoniche causate da svariati interventi umani e separate tra loro da millenni di storia e di cultura, Perotti ha notato la continua ricerca dell’uomo ad un perpetuo dialogo tra colore e-natura. Quale insediamento è il più consono, secondo l’artista, a questo continuo colloquio se non il borgo marino?
Nascono cosi i “Ritmi sul mare” armonie di luce e colore scagliate sulla tela con la violenza gioiosa di un fanciullo che al bordo del mare si bea di tanta luce e tanto sole. Il racconto di questa felicità al vivere attraverso i colori che la natura regala a seconda delle ore del giorno (chi non ricorda le differenti vedute di Antibes dipinte da Monet in pieno impressionismo con lo studio della luce a differenti ore] sulle case pigramente addormentate in riva al mare, è allegria che Peroffi dona tramite queste opere.Il colore ci trasporta attraverso borghi antichi, in racconti di mura che a seconda di questo o quel colore del tempo o del mese, dell’inverno o dell’estate, hanno visto brezze marine, bonacce e tempeste burrascose. Hanno assistito a feste di contrade, a matrimoni di generazioni, a faide e fughe di popolazioni in preda al terrore piratesco.Vissuto ore felici e momenti tristi: hanno trascorso il naturale ciclo della vita,E sempre lei che attraverso i muri spessi, impenetrabili, dai colori scuri e bitumosi o dalle facciate colorate e morbide delle case meglio esposte, ci racconta il lento e sicuro passaggio del tempo. La naturalità della vita.
Tempo che attraverso il pennello dell’artista si narra, ora nei tratti più decisi, ora scarni: quasi vi sia una trasposizione nella visione della narrazione Natura-colore-casa. Silenzio-rumore-armonia. In questi dipinti lo stesso tema et viene rappresentato concettualmente, quasi, in tutta la sua pura essenzialità. “Primo Piano” è l’inizio di un ciclo in cui il colore è protagonista apparente di tutto il precedente pittorico di Perotti. Le case sono colorate, allineate, imposte immediatamente al racconto, quasi astratte, minimali.Subito il tutto è lì, concentrato, aggressivo, evidente, improvviso: o forse questa apparente disarmante concettualità è il contrario di tutto?La mano ha ora un segno morbido, leggero: all’unisono parla con la parte più profonda dell’animo dell’artista. Si analizza, si interroga. Trova le proprie risposte. Il racconto scorre più leggero, i colori sono più secchi, asciutti, sicuri nel descriversi e nel descrivere le immagini. Appaiono tra le case, ora, grandi cupole. Costruzioni potenti, sicure, che proteggono.Sovrastano, attraverso la propria purezza architettonica, i colori delle variopinte abitazioni, hanno uno decisionalità, espressa appunto da questa semplicità di forme, che rassicura, che porta a dialogare, ad ancora interrogarsi nel nuovo: in un più sereno e aperto futuro. La grande madre, il tronco del suo albero, nelle opere pittoriche dì fine millennio è stato ora sostituito da Perotti dalle grandi cupole di una sovranità che e da millenni sinonimo dì tranquilla, pacata serenità. E quella serenità che è sempre, da sempre sopra di noi.
Nei suoi ultimi lavori l’artista ha aggiunto una certezza ai suoi interrogativi.Ci viene trasmesso, appunto, attraverso queste opere di grande respiro compositivo nelle quali l’iter del suo lungo viaggio fatto di esperienze, ripensamenti, domande, risposte, interrogativi, incontri e scontri, sicurezze e supposizioni, prove e riprove, ciò che ha portato l’opera di Perotti a spessori contenutistici di rara valenza. L’artista, attraverso questa sintesi di esperienze, ha ormai raggiunto (nelle sue ultime creazioni), un “summit” contenutistico e pittorico che lo porterà lontano, su nuovi alberi, in altri mari, che non sono quelli dei suoi borghi marini, ma di altre affascinanti e misteriose superfici: il suo viaggio continua. Quali altre emozioni la sua pittura ci regalerà?
DANIELE CRIPPA